Per l’italiano DOC, la tazzina di caffè è una compagna immancabile che scandisce, con il suo aroma inconfondibile, vari momenti della giornata.
Quella del caffè non è una semplice abitudine o, peggio ancora, un vizio; si tratta invece di un vero e proprio rituale, entrato a far parte della tradizione dello stivale, dal nord al sud, passando per il centro e raggiungendo le isole. Il rituale non si esaurisce certo bevendo distrattamente una qualsiasi tazzina di caffè, ma è fatto di tanti piccoli attimi che fondono insieme scelte consapevoli e sensazioni vissute tra gusto e olfatto.
C’è chi predilige il caffè preparato con la moka e chi invece non può rinunciare alla cremosità e all’intensità dell’espresso del bar; capsule e cialde permettono inoltre di gustare un caffè buono e cremoso come se fossi al bar standotene comodamente seduto sul divano di casa.
Eppure quella del caffè è una pianta che viene da lontano e che è giunta in Europa, sull’isola di Malta, solo nel XVI secolo; come hanno fatto dunque gli aromatici chicchi neri a diventare parte della tradizione italica? Come sono riusciti a conquistare il posto di rilievo che hanno nel nostro Paese, da Napoli a Torino?
Storia del caffè in Italia
Il caffè raggiunse l’Europa grazie agli schiavi turchi che, condotti a Malta nel 1565, preparavano questa particolare bevanda nera all’epoca sconosciuta, ma che divenne presto molto apprezzata dai rappresentanti dell’alta società dell’isola.
Grazie agli scambi mercantili, i chicchi di caffè raggiunse Venezia, città in cui venne aperta, verso la metà del Seicento, la prima caffetteria della penisola, nonché una delle prima di tutto il continente europeo. All’epoca questa pregiata bevanda era riservata agli aristocratici e ai rappresentati dei ceti alti, tra cui erano inclusi politici e intellettuali.
Da allora il caffè iniziò a circolare per tutta la penisola, attirando persino l’attenzione della Chiesa, la quale la definì “bevanda del diavolo”. Secondo quanto si narra, Papa Clemente VIII, dopo averla assaggiata e averne apprezzato l’aroma, decise di non vietarla, come aveva fatto invece con il tabacco, affermando “Dovremmo imbrogliare il diavolo battezzandola”. Fu anche grazie a questo episodio che la bevanda nera divenne tanto famosa e amata nel nostro Paese.
Luigi Bezzera e la macchina del caffè
L’Italia, con la figura di Luigi Bezzera, ha dato un importante contributo alla nascita delle macchinette per il caffè. Bezzera era un ingegnere di origine milanese che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, mise a punto la prima macchina per preparare il caffè sfruttando un sistema mai visto prima di quel momento. La macchinetta, brevettata nel 1901, era l’antenata delle attuali macchine per il caffè espresso e venne accolta cinque anni dopo all’Esposizione Universale di Milano.
Il caffè in Italia oggi
La tradizione della tazzina di caffè espresso da sorseggiare durante una pausa rilassante o un incontro conviviale non è più prerogativa dell’alta società, ma è oggi estesa a tutta la popolazione. Ad oggi l’Italia importa oltre 8 milioni di sacchi di caffè ogni anno, destinato sia al consumo casalingo che a quello nei locali pubblici; secondo alcuni dati statistici, l‘80% degli italiani beve abitualmente il caffè e il consumo annuo è di circa 6 kg a testa.